Fenomeno Fortnite

Di: Federica Dolce

Esporre il bambino a un mondo virtuale cui non è probabilmente pronto ad affacciarsi, ricco di pericoli ed insidie ed estraniare il giovane giocatore dal mondo in cui vive, inducendolo ad isolarsi, ad appiattire la propria fantasia ed immaginazione… Potrebbe essere rischioso?

Esì, si tratta di un fenomeno o meglio ancora di una febbre quella che contagia tanti bambini e ragazzini di oggi a giocare con questo gioco per varie consolle attualmente in uso, nonché per diversi pc e tablet. Basta poco: scaricare il gioco, avere delle cuffie con microfono compatibili e il “ divertimento” può avere inizio! Purtroppo però non si tratta di un divertimento, ma di una vera fissazione, di un’ossessione che tiene incollati ai monitor bambini e ragazzi nell’intento di “killarsi”, di “buildare” al fine di avere più “V Bucks” possibili e poter acquistare nuove “Skin” e nuovi “Emote” o balli. Non sono termini che fanno parte della nostra lingua italiana, ma sono termini che FORTNITE propone ai giovani giocatori di usare per sentirsi più capaci, più competitivi. Proprio così, perché uno dei fattori più inquietanti, oltre alla dipendenza psicologica, alla competizione fine a se stessa, è proprio l’idea di italianizzare termini americani o inglesi che non fanno assolutamente parte della nostra cultura e di usarli al posto di quelli italiani. Anche questa volta il popolo americano, dalle recenti tradizioni, storia e costumi, impone una regola di gioco, poco utile e poco educativa, il tutto condito con un po’ di hi-tech, che ai giovani piace sempre. Infatti, la tecnologia è rappresentata da cuffie con altoparlante o microfono che consentono al giocatore di mettersi in contatto con altri, amici, amici di amici e, purtroppo, a volte, anche estranei di tutte le età che, a seguito di messaggi o richieste di amicizia o di partecipazione a “party” o gruppi simulati, entrano in contatto con il giocatore spesso minore. Finalità ultima del “gioco”? Esporre il bambino a un mondo virtuale cui non è probabilmente pronto ad affacciarsi, ricco di pericoli ed insidie ed estraniare il giovane giocatore dal mondo in cui vive, inducendolo ad isolarsi, ad appiattire la propria fantasia ed immaginazione … Non voglio apparire scettica a tutto ciò che il progresso tecnologico o internet, la rete, ci propone ma ritengo che un gioco per bambini debba fare venire fuori il meglio di loro e non il peggio, debba proiettarli verso il futuro in modo intelligente e costruttivo, debba ampliare le loro conoscenze ed affinare le loro capacità, tutto ciò al fine di sviluppare abilità ma principalmente interessi positivi e vitali. Pertanto, mi domando: che scopo ha questo gioco? Che finalità ultime si propone? Che cosa resta al giovane giocatore dopo aver terminato la sua partita? Posso affermare che ancora non è ben chiaro a nessuno, neanche ai numerosi psicologi e sociologi che hanno iniziato a studiare il nuovo fenomeno. Del resto che senso avrebbe tutto ciò, o meglio, perché alimentare la voglia di uccidersi a vicenda e primeggiare, dominare e costruire fortezze, basate sul nulla, se non sull’insicurezza? Proprio così, perché non giocando a questo gioco, non si è considerati amici, degni di questo nome ed inevitabilmente si è tagliati fuori dal gruppo. Credo che si stiano annebbiando le giovani menti, che si sia perso il vero significato di tutto: amicizia, gioco, divertimento ed entusiasmo per le cose semplici. Va detto che il gioco ha una grafica accattivante ma non ha una finalità se non quella di mettere in contatto bambini di tutte le parti del mondo cosa che può realizzarsi con altri differenti strumenti. Inoltre, presenta punti di debolezza come il fatto di incitare a primeggiare a tutti i costi, a prevalere gli uni sugli altri in una logica individuale e non collettiva, scoraggiando il lavoro di gruppo e la collaborazione con gli altri, accentuando una mania di protagonismo narcisistico (cambiare skin, scegliere un ballo, modificare i dorsi decorativi, scegliere i deltaplani ecc…) ed incentivando in ultimo un cyber bullismo da non sottovalutare. Ma la domanda che mi pongo è un’altra: perché ai ragazzi di oggi piace questo tipo di gioco che propone una realtà parallela nella quale sfidarsi a vicenda e mettersi in una competizione esasperata gli uni con gli altri? Non so dare anche a questo interrogativo una risposta, forse stiamo assistendo ad un’involuzione sociale o ad un passaggio obbligato, necessario per comprendere ciò che va tramandato e coltivato nelle nuove generazioni. Probabilmente tutto ciò per giungere alla conclusione che è molto più utile per la crescita di un bambino, anche se per alcuni può apparire banale, leggere un buon libro, giocare a Monopoli, tirare a freccette, giocare a palla …piuttosto che isolarsi, utilizzando giochi non reali che illudono e allontanano dalla realtà; così risultando più costruttivi e stimolanti gli antichi e vecchi giochi o passatempi che quelli ultra- moderni la cui utilità, lasciatemelo dire, proprio non si intravede.

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